LIVING - Maggio 2019
Spazi e inedite connessioni
“Abbiamo un solo cliente, a ben guardare: il genere umano – spiega Massimiliano Fuksas, titolare insieme alla moglie Doriana di quello Studio Fuksas che da oltre quarant’anni significa una delle
firme più rinomate dell’architettura italiana nel mondo – Sebbene i nostri progetti siano fortemente riconoscibili, mi sono battuto da sempre per rifuggire la trappola di un unico stile. Ogni nostro intervento parte da un’analisi del territorio, poi tradotta in un vero e proprio landscape”. L’approccio eclettico e innovativo dello Studio è evidente nel progetto del nuovo aeroporto di Gelendzhik nella Russia meridionale. L’idea nasce dall’osservazione del volo degli uccelli, riletto attraverso un disegno dinamico e poetico il quale diviene non solo un “landmark” visivo di grande impatto per la città, ma anche un punto di riferimento sostenibile grazie all’impiego di materiali eco-compatibili e a un uso sapiente della luce naturale. È stato ripensato anche il delicato e complesso sistema di viabilità della zona aeroportuale, mediante un raccordo anulare a senso unico che distribuisce il flusso delle auto e degli autobus attraverso le entrate dei parcheggi a corto e lungo termine. Il sistema logistico, inoltre, è orientato verso il lato occidentale del terminal, lontano perciò dalla vista dei passeggeri.progettati non solo come spazi di servizio, ma anche come aree verdi: l’obiettivo è quello di mettere in evidenza le qualità che caratterizzano l’ambiente naturale del luogo. Altro esempio calzante del Fuksas “style” è il progetto che abbraccia il quartiere e il porto di Fontvieille, nel Principato di Monaco, la ricostruzione “verde” di una zona collinare capace di sposare armoniosamente tra loro le questioni commerciali, urbane, architettoniche ed ecologiche. Il nuovo progetto orienta l’edificio principale all’esterno, verso l’orizzonte, creando connessioni con l’ambiente e il paesaggio circostante – e cioè l’isola di Ranieri III fino al mare, la Piazza di Canton, il Giardino Zoologico, la stazione della Telecabina e l’Avenue Alberto II. L’intuizione di base giunge dall’osservazione degli elementi naturali circostanti e dunque il mare e le verdi pendici delle colline mediterranee. Le linee curve nel progetto rimandano al movimento delle onde e alla morfologia del fondo marino, ma anche e soprattutto al tipico paesaggio monegasco. Il confine tra interno ed esterno tende a svanire e il grande giardino pensile, disposto su differenti livelli, consolida un’inedita identità architettonica del luogo. A ogni piano un’ampia apertura collega lo spazio commerciale alle terrazze che consentono una passeggiata per tutto l’edificio, dall’alto e fino al mare. Dettaglio non trascurabile: i flussi pedonali che attraversano interamente il progetto diventano vere e proprie passeggiate panoramiche, con punti di vista privilegiati sull’orizzonte: la Roccia, il giardino esotico e la scogliera della Tête de Chien. L’edificio si sviluppa strategicamente su cinque livelli distinti con colori diversi, ognuno legato a un elemento paesaggistico. Il piano terra è Rosso, tonalità delle tegole del centro storico di Monaco; il primo piano è blu come il mare; il secondo è lavanda, a ricordare il tipico fiore che cresce nel sud della Francia; il terzo è ocra, al pari delle sfumature sulle facciate circostanti. Nel giardino pensile il grigio evoca le rocce delle scogliere della Costa Azzurra.Ciascuno di questi colori è sapientemente usato per pavimenti, mobili e soffitti. Le gocce di colore che definiscono i solai con le loro forme organiche, sono in pietra arenaria o marmo. Queste “gocce” sono riprodotte sui soffitti e illuminate da led colorati. I mobili, anch’essi disegnati secondo linee organiche, sono realizzati in vetroresina. L’aspetto ecologico
si conferma essenziale: il progetto garantisce infatti una buona ventilazione naturale e molta luce, riducendo notevolmente il consumo energetico. L’inverdimento dell’edificio introduce la natura nello spazio urbano, ponendo le premesse per la formazione di un paesaggio che guarda fiducioso verso il futuro a partire dalle proprie tradizioni e dalla propria Storia. È inoltre in fase di cantierizzazione l’International Congress a Gerusalemme, struttura che può ospitare fino a 30.000 persone. “Vi sono due approcci a questo mestiere – conclude l’architetto – quello della strategia e quello dell’emozione. Io sono contro il primo e a favore di un’architettura che crei emozioni positive, aiutando le persone a comprendere gli spazi in cui vive e lavora”.