LIVING - Dicembre 2019
Tra arte, architettura e ingegneria
“Nella società i grandi cambiamenti non li fanno gli architetti, ma l’architettura ne è lo specchio fedele quando riesce a trasformarli in simboli visibili, in macchine perfette e umane che fanno avanzare la civiltà dei comportamenti in una direzione equa e condivisibile”. Così affermava Renzo Piano aprendo il Festival della Comunicazione di Camogli, lo scorso anno, a poche settimane dal crollo del Ponte Morandi di Genova. La sua visione del nuovo ambiente urbano e del rapporto che intercorre fra l’architettura e la società era ed è molto chiara. Rispetto a quest’era, per esempio, si esprime così: “Penso che nel nostro tempo ci si debba ispirare ai temi dell’energia e della sostenibilità. Intesi non come limiti, ma come opportunità per la progettazione, da cui possono scaturire un nuovo linguaggio e una nuova direzione”. Lo studio di Renzo Piano, difatti, lavora minimizzando quanto possibile l’impatto ambientale, grande esigenza del nostro tempo. A questo risultato si arriva perfezionando i materiali, trovando strumenti nuovi per catturare la luce e controllare la temperatura, un’attività di ricerca che ricopre grande importanza in RPBW (Renzo Piano Building Workshop – 150 collaboratori e sedi a Parigi, Genova e New York). Tuttavia l’aspetto tecnologico degli edifici non è mai fine a se stesso: la filosofia progettuale di Piano mette sempre al centro l’uomo. Anche il progetto che più sta a cuore agli italiani in questo periodo, e che naturalmente porta la firma di Renzo Piano, ha gli stessi propositi e le medesime spinte propulsive: parliamo del Ponte di Genova, che sostituirà il ponte Morandi crollato nel 2018. Il ponte “parlerà” della tragedia, dei genovesi e della loro volontà di rinascita. Il Ponte sarà sobrio, come il carattere riservato dei liguri; sarà bianco, in acciaio, con pannelli solari che rilasceranno energia di notte, illuminandosi come un faro . “Un luogo di luce”, dunque, ma senza il ricorso ad alcun effetto speciale che, secondo l’illustre architetto, risulterebbero inadatti. Il ponte avrà 43 “vele”, create dai fasci di luce proiettata da lampioni dotati di fotopannelli solari: vele come simboli che richiamano il mare e la navigazione, tradizione del capoluogo ligure. La struttura sarà sorretta da 43 piloni… Il numero ricorre: 43 furono infatti le vittime del crollo. Il nuovo Ponte, dunque, sarà simbolico, luminoso e leggero (apparentemente, s’intende), come lo sono le tante costruzioni di Piano realizzate nel mondo. Edifici nati nella zona di confine tra arte, architettura e ingegneria, che, pur nella loro diversa natura, ispirano un nuovo modo d’interpretare gli edifici e la vita.