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Il grande vuoto che dà forma all’architettura

L’architetto Antonio Antorini è figura di spicco del razionalismo ticinese

Antonio Antorini ci apre le porte del suo studio-abitazione, l’essenza della sua architettura. È uno spirito razionalista a dominare il pensiero, che si ispira ai grandi classici (“Le Corbusier è il mio catechismo”) e alla corrente italiana che ha cambiato il modo di concepire gli spazi. Antonio Antorini appartiene alle figure di spicco dell’architettura ticinese. Lugano è dagli anni Sessanta il baricentro della sua attività. Con lui, dal 1990, collabora il figlio Luca, architetto diplomato al Politecnico di Zurigo e assistente fino al 1999 di progettazione alla nuova Accademia di Architettura di Mendrisio. Con delle eccellenti eccezioni, come il municipio di Cadempino per cui ha vinto un concorso pubblico, l’architetto e suo figlio lavorano da sempre nel settore privato e in particolare nella realizzazione di grandi ville. Ispirate ai principi classici dell’architettura razionalista, sono strutture che conferiscono al luogo un nuovo ordine geometrico, fondato sulla complicità tra natura e costruito.
 
È una concezione lontana anni luce dall’architettura urbana stereotipata, basata sull’applicazione di standard edilizi, o dall’architettura impossibile che finisce per essere soltanto un esercizio di stile. È un’architettura che rifugge dalle tendenze che cambiano continuamente, perché Antorini persegue da sessant’anni semplicemente la coerenza di rimanere se stesso con proposte funzionali. I progetti di Antorini si caratterizzano per i volumi puri e astratti, una “razionalità di spazi, di pensiero, di percorsi che si riflette sugli interni che devono diventare spazi di vita”. I volumi sono concepiti come involucri puri, interrotti da finestre a nastro e aperture zenitali che introducono la luce in maniera mai scontata che punta a potenziare scenograficamente gli effetti. “La casa - spiega l’architetto ticinese - incorpora solo i dati essenziali dell’ambiente esterno: aria, luce e sole, che tuttavia non sono mai presenti come input diretto, bensì vengono filtrati opportunamente all’interno del progetto”. La sua firma sono senza dubbio le grandi impalcature che definiscono gli spazi esterni. “Delimitano il volume e fanno da quinta scenografica al paesaggio circostante”, dice. È il principio del grande vuoto. “L’idea di segnare il volume crea spazi che diventano locali aperti. E dunque architettura”. In questo modo l’intervento acquisisce una forte connotazione espressiva sotto il profilo formale, caratterizzata da una solida presenza muraria che attraverso l’uso di ampie vetrate apre squarci importanti sul panorama circostante.
 
Sono un elemento ricorrente, proprio come il cemento armato intonacato di bianco, i serramenti neri, l’uso della pietra e del vetro cemento. Un sapiente utilizzo dei materiali che all’interno punta a creare vuoti lineari dove il salone a doppia altezza - un must dei suoi progetti - costituisce il fulcro della casa, attorno al quale convergono tutti gli spazi della residenza collegati da percorsi razionali, lunghi corridoi, passerelle sospese. È una concezione dello spazio che si ispira ai grandi maestri dell’architettura d’avanguardia di inizio Novecento che ebbero la forza e la capacità di svincolarsi da limiti strutturali e confini mentali standardizzati. Antorini mira a una ulteriore semplificazione degli ambienti, ridotti all’essenzialità da una severa geometria, estremamente raffinati nell’eleganza dei passaggi da una visuale all’altra. Fortemente radicato in Canton Ticino, definita la “terra d’artisti”, i suoi lavori non possono che avere un approccio sempre più attento alle caratteristiche del luogo, alla ricerca di una dimensione umana dell’abitare.
 
 
 
 
ANTONIO E LUCA ANTORINI 
ARCHITETTI
PORZA
Tel +41 919660704
www.antoriniarchitetti.ch

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